Una delle minacce più incombenti sui social media è rappresentata dal fenomeno delle Fake news, notizie false che determinano misinformazione o disinformazione. Un flusso di informazioni non veritiere innesca una serie di meccanismi tossici per la società. Il mondo online è un mare senza confini, oggettivamente impossibile da gestire con efficacia. Un contenuto pubblicato da un utente sul web può essere oggetto di visualizzazioni, commenti o condivisione. In parole povere, diventa di dominio pubblico e rimane online per sempre. In questa ottica, è chiaro che la pubblicazione di un’informazione falsa in rete è una sorta di crimine socio-culturale che inquina la comunità. Non sempre è un’azione preterintenzionale, ma il risultato appare il medesimo.
I social: fonte di informazione primaria
Con l’ascesa dei social networks quali Facebook, Twitter, Instagram e Tik Tok, negli anni abbiamo assistito ad un netto rovesciamento gerarchico delle fonti di informazione. Se prima si trattava di un oligopolio in cui i motori di ricerca e i telegiornali – ancora prima i quotidiani stampati – erano i principali strumenti di informazione, adesso i veri protagonisti sono i social. Salvo un’esigua percentuale, il cittadino medio, ormai, si informa tramite i canali social. La domanda che sorge spontanea è: i social sono davvero affidabili o occorre sempre operare un filtraggio delle notizie?
I social come veicolo di fake news
Se, da un lato, i social offrono la straordinaria opportunità di connettersi con altri utenti e di condividere interessi, pensieri e passioni, dall’altro possono compromettere l’attendibilità delle notizie. Perché? La risposta è insita nella natura dei social network: Facebook e Instagram sono piattaforme online in cui ogni utente, salvo restrizioni legate a comportamenti illegali, è libero di esprimere il proprio pensiero, condividere o commentare contenuti e riciclare informazioni dal web. Il problema insorge quando questa libertà si associa alla diffusione di materiale fake: da un utente A il contenuto viene recepito da un utente B, C e così via. Una volta che l’informazione o notizia viene pubblicata, la sua circolazione è repentina e ingestibile.
Misinformazione e Disinformazione
La diffusione di informazioni false in rete può essere ricondotta al fenomeno di misinformazione o disinformazione. Sebbene i termini siano spesso ritenuti intercambiabili, c’è un fattore che opera una scissione tra i due: l’intenzionalità. Un utente A si macchia del “reato” di misinformazione quando diffonde una notizia falsa in rete ma senza averne consapevolezza, ovvero quando, erroneamente, ritiene che un’informazione sia vera e contribuisce alla sua circolazione in rete. In realtà, tale informazione è imprecisa, incompleta o completamente fasulla e quindi distorce la verità. Il pericolo che deriva dalla disinformazione è il medesimo, ma il misfatto ha una natura terribilmente sadica: l’utente ha l’esplicita intenzione di disorientare il pubblico, ha l’obiettivo di far circolare notizie false per scatenare una catena di emozioni tra terrore, rabbia e disperazione che destabilizzano la comunità.
L’antidoto contro la diffusione di fake news
Come contrastare il fenomeno delle fake news? Imparando a selezionare le testate, a individuare i canali social “portatori sani” di verità, a indagare approfonditamente le notizie confrontando diverse fonti. Le fake news sono materiali pericolosamente inquinanti, è doveroso combatterle con meticolosità. In un mondo in cui i social sono in costante crescita e in cui la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale stanno continuando la loro inesorabile evoluzione, è fondamentale saper gestire il flusso di informazioni, saper distinguere quelle vere da quelle false e capire quali testate sfruttano i canali social per informare il pubblico e quali hanno il solo scopo di ottenere numeri in termini di interazioni e visualizzazioni.