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Negli ultimi anni i social media hanno spesso ricevuto critiche per il loro impatto negativo sulla salute mentale degli individui, soprattutto delle menti più giovani e facilmente influenzabili. Tuttavia, c’è un aspetto di questa storia che merita di essere raccontato: il modo in cui queste piattaforme, o meglio, l’universo di internet in generale, stia costantemente migliorando attraverso l’implementazione di strumenti e metodi alternativi di supporto psicologico.

Gli strumenti:

Basta pensare ai gruppi di supporto che si formano sempre più frequentemente su piattaforme social quali Facebook e Reddit. Questi spazi virtuali sono diventati rifugi sicuri dove le persone possono condividere le proprie esperienze. Si parla del proprio rapporto con ansia, depressione e altri disturbi, trovando conforto e solidarietà. Non è infatti raro che qualcuno, sentendosi isolato, possa sentire la necessità di appoggiarsi a una comunità che capisca esattamente cosa sta passando.
Il modo più semplice di trovarla è sicuramente quello di navigare online.


Poi ci sono Instagram e TikTok, che ospitano una nuova ondata di contenuti creati da psicologi e terapeuti. Questi professionisti utilizzano brevi video e post per offrire consigli pratici, tecniche di mindfulness e parole di incoraggiamento. La loro presenza sui social media rende la salute mentale un argomento di conversazione quotidiana, accessibile a tutti.
E non dimentichiamo l’innovazione portata dalla tecnologia AI: Chatbot come Woebot e Wysa offrono supporto immediato a chi ne ha più bisogno. Guidano le persone attraverso conversazioni terapeutiche virtuali. Questi assistenti digitali possono essere una prima linea di aiuto, disponibile a qualsiasi ora del giorno, fornendo conforto e strategie per gestire i propri stati emotivi.

Social media e salute mentale: come sensibilizzare gli utenti?

Un altro tema importante riguarda poi le campagne di sensibilizzazione, spinte sempre più frequentemente dai social media. Un esempio pratico risale a un’iniziativa nata in Canada che porta il nome di “Bell Let’s Talk”. Si tratta di una campagna che ha contribuito a determinare un impatto estremamente significativo nel diffondere maggior consapevolezza sull’importanza della cura di se stessi e dei propri disagi. Incoraggia le persone a parlare apertamente delle proprie esperienze. Questi movimenti non solo educano, ma riducono anche lo stigma, creando un ambiente più accogliente e solidale per chiunque stia lottando
Infine, possiamo anche affermare che le piattaforme stesse stanno facendo la loro parte per promuovere il benessere mentale: Instagram, ad esempio, ha introdotto opzioni per filtrare i commenti negativi e nascondere il numero dei “mi piace”, riducendo così la pressione sociale e l’ansia legata alla popolarità.

Social media e salute mentale: conclusioni

In un mondo che spesso sembra sovrastimolato e connesso fino all’eccesso, è confortante vedere come i social media possano anche costituire una forza positiva:

  • creano comunità
  • diffondono consapevolezza
  • offrono supporto

In questo modo dimostrano che la tecnologia, se usata nel modo corretto, può essere un potente alleato nella lotta per la salvaguardia del proprio benessere mentale.